A cura di Matt Skibinski con la collaborazione di Alex Cadier ed Eric Effron
Tradotto da Giulia Pozzi
Pubblicato: 7 marzo 2022
Dopo che le forze del presidente russo Vladimir Putin hanno invaso l’Ucraina il 24 febbraio, diverse piattaforme tecnologiche, come Google, si sono affrettate ad annunciare l’adozione di misure apparentemente radicali al fine di tagliare le entrate pubblicitarie della macchina della disinformazione del Cremlino sui loro spazi.
Ad esempio, la Reuters ha riferito che Google, la più grande società di pubblicità programmatica del mondo, “stava impedendo ai media russi finanziati dal governo di utilizzare la sua tecnologia pubblicitaria per generare entrate sui loro siti web e app”. Altre piattaforme pubblicitarie e società tecnologiche hanno seguito l’esempio di Google.
Tuttavia, una nuova analisi di NewsGuard mette in luce che, nonostante queste dichiarazioni, decine di siti web che pubblicano disinformazione sulla guerra in Ucraina continuano a ricevere entrate pubblicitarie da Google o da altre aziende che gestiscono pubblicità. Tra questi, ci sono siti web che nascondono le loro fonti di finanziamento e controllo, registrati in paesi come Cipro e di proprietà di soci in affari di Putin. Tali siti fanno parte del più ampio ecosistema di disinformazione russa, in cui le bufale hanno spesso origine sui siti di proprietà del Cremlino e vengono poi diffuse da una rete di siti che le rilanciano.
Il team di NewsGuard ha esaminato 116 siti web che, secondo la sua analisi, pubblicano disinformazione sulla guerra in Ucraina, tra cui alcune delle affermazioni false inserite da NewsGuard nel suo nuovo Centro di monitoraggio della disinformazione sul conflitto Russia-Ucraina. Tra questi siti vi sono fonti ufficiali dei media statali russi, siti web anonimi che avevano già pubblicato narrazioni di disinformazione filo-russa in passato, fondazioni e siti web di ricerca con finanziamenti non trasparenti, alcuni dei quali potrebbero avere legami non dichiarati con il governo russo. NewsGuard, che utilizza nove criteri giornalisitici ampiamente riconosciuti e apolitici per analizzare siti di notizie e informazioni, aveva valutato tutti questi siti come generalmente inaffidabili già prima dell’invasione russa in Ucraina.
Nel corso della sua analisi NewsGuard ha rilevato che più di una ventina di siti che diffondono disinformazione filo-russa ospitavano ancora annunci pubblicitari, traendo dunque profitti dalla pubblicità. Circa i due terzi di questi annunci utilizzava la principale piattaforma pubblicitaria, Google. La pubblicità programmatica viene distribuita tramite algoritmi, il che significa che gli inserzionisti che pubblicano pubblicità su questi siti non intendono sostenerli, lo fanno involontariamente. Probabilmente, i loro amministratori delegati e direttori marketing non sono neppure a conoscenza del fatto che i loro annunci stanno sovvenzionando la propaganda del Cremlino.
Invece, non vi sarebbe più pubblicità programmatica proveniente da piattaforme occidenta sui siti di RT e Sputnik News, due noti siti finanziati dal governo russo, che di recente sono finiti nel mirino dei controlli dei funzionari dell’Unione Europea. L’assenza di pubblicità programmatica sarebbe il risultato della richiesta, diretta alle piattaforme digitali, di attuare misure restrittive nei confronti di questi due siti. Ad esempio, Google non eroga più annunci pubblicitari programmatici sui siti del network Sputnik News, e la società pubblicitaria russa Yandex ne ha di recente preso il posto.
Tuttavia, secondo l’analisi di NewsGuard, molti altri siti web che pubblicano disinformazione russa per giustificare l’invasione dell’Ucraina continuano a trarre profitto dalla pubblicità programmatica erogata dai fornitori di tecnologia pubblicitaria statunitensi.