16/06/2022

La dichiarazione di NewsGuard sul nuovo Codice UE di buone pratiche contro la disinformazione: nessun passo avanti nel fornire agli utenti indicatori di affidabilità delle fonti

Bruxelles, 16 giugno 2022 – Il nuovo Codice di buone pratiche dell’UE contro la disinformazione è stato pubblicato oggi a Bruxelles, ma il documento non risponde alla necessità di fornire agli utenti gli strumenti per una navigazione più consapevole.

Lo scorso ottobre, su richiesta dei funzionari della Commissione europea, NewsGuard è entrato a far parte dei potenziali nuovi firmatari del Codice, unendosi così al gruppo di piattaforme, ricercatori, organizzazioni non profit e altre aziende che avrebbero lavorato per rafforzare il Codice UE di buone pratiche contro la disinformazione del 2018. La revisione del Codice ha preso le mosse dalle Linee guida della Commissione pubblicate nel maggio 2021. Queste ultime chiedevano che il Codice del 2018 fosse rafforzato per dare una risposta più ferma e regolamentata al problema della disinformazione. NewsGuard è uno dei firmatari del nuovo Codice e continuerà a fornire a piattaforme, autorità di regolamentazione e legislatori i propri dati sulla necessità che le piattaforme inizino a offrire ai propri utenti indicatori indipendenti, trasparenti e apolitici sull’affidabilità delle fonti di notizie e informazioni a cui viene dato spazio attraverso i loro algoritmi.

Nell’annunciare questa revisione, la Commissione europea ha sottolineato che le grandi piattaforme, in particolare, dovrebbero fare di più per fornire ai consumatori le informazioni di cui hanno bisogno per giudicare l’affidabilità delle fonti che compaiono nei loro feed dei social media e nei risultati di ricerca, consentendo così agli utenti di scegliere in modo consapevole, grazie a utili informazioni di contesto, quali contenuti condividere e a quali fonti affidarsi. “Gli utenti dovrebbero avere accesso a strumenti per individuare e segnalare la disinformazione e per navigare in sicurezza”, ha affermato la Commissione.

Nessun passo avanti per quanto riguarda gli indicatori di affidabilità delle fonti

La Commissione ha incoraggiato le piattaforme a fornire ai propri utenti l’accesso a “indicatori di affidabilità basati sull’integrità della fonte”, come si legge nelle sue Linee guida, sottolineando peraltro come tali indicatori possano “supportare gli utenti nel compiere scelte informate”. Nonostante ciò, siamo delusi nel constatare che tra le grandi piattaforme soltanto Microsoft si sia impegnata ad adottare questa misura. Nelle loro dichiarazioni di intenti, Meta (Facebook), Google, Twitter e TikTok non si sono impegnati a tutelare i propri utenti fornendo informazioni sull’affidabilità delle fonti, nonostante le Linee guida li incoraggiassero a compiere questo passo fondamentale. Secondo quanto affermato dalle piattaforme, la Linee guida menzionavano soltanto la “possibilità” di mettere in atto misure di questo tipo per responsabilizzare i propri utenti, e dunque non rendevano obbligatoria questa iniziativa. Il fatto che le principali piattaforme abbiano collaborato alla revisione del Codice, ma abbiano preferito non essere chiamate a rispondere sull’attuazione di questa raccomandazione, fa pensare alla loro partecipazione come a poco più di una vuota promessa.

‘Giochi di parole’, non fatti

“Nell’utilizzare giochi di parole e appellarsi al fatto che la Commissione abbia usato il termine ‘potrebbero’ anziché ‘dovrebbero’, queste piattaforme stanno riconoscendo che, da quando il Codice del 2018 è stato stilato, la loro adesione a questa misura fondamentale, e di facile messa in pratica, che potrebbe fornire agli utenti informazioni sull’affidabilità delle fonti, è stata soltanto di facciata. Invece, queste piattaforme preferiscono continuare a sommergere i propri utenti di contenuti scelti da algoritmi segreti e poco trasparenti, tesi a potenziare il loro modello di business, piuttosto che offrire strumenti utili alle persone a cui dovrebbero prestare servizio. Questa misura cruciale del Codice sembra ormai essere morta e sepolta, perlomeno fino a quando la Commissione non smetterà di dipendere ingenuamente dalla volontà di queste piattaforme di agire nell’interesse pubblico”, ha affermato Steven Brill, co-CEO di NewsGuard.

La mancata volontà, da parte della maggior parte delle grandi piattaforme, di impegnarsi a offrire ai propri utenti informazioni su chi fornisce loro le notizie che popolano i loro feed e risultati di ricerca farà sì che la disinformazione e le bufale continuino a diffondersi sulle principali piattaforme digitali. Fornire agli utenti informazioni sull’affidabilità delle fonti, valutandole a livello di sito o dominio, è un metodo collaudato per offrire loro gli strumenti di alfabetizzazione ai media di cui hanno bisogno per evitare di fare affidamento su – o condividere – informazioni false o fuorvianti. Secondo uno studio pubblicato nel maggio 2022 dai ricercatori della New York University e della Princeton University, gli utenti che consumano frequentemente contenuti di bassa qualità migliorano il loro consumo di notizie dopo aver avuto accesso alle valutazioni di NewsGuard. Lo studio ha rilevato che l’accesso alle valutazioni di NewsGuard porta a un “un miglioramento significativo della qualità delle notizie consultate dai consumatori più regolari di disinformazione”.

Il rifiuto delle principali piattaforme di fornire ai propri consumatori informazioni adeguate sulle fonti delle notizie a cui danno visibilità è un’occasione persa, soprattutto in un momento in cui la disinformazione russa sull’invasione dell’Ucraina continua a circolare su queste piattaforme. Le piattaforme hanno di fatto consentito un’ampia circolazione della disinformazione russa. Ad esempio, la testata gestita dal Cremlino RT è diventata la principale fonte di notizie su YouTube, piattaforma di proprietà di Google. A questo proposito, un dirigente di Google ha persino affermato che tale servizio di disinformazione era “autentico” e privo di “agenda o propaganda”.

“L’aggressiva opera di disinformazione russa sull’invasione dell’Ucraina ha rafforzato la necessità di fornire ai consumatori le informazioni di cui hanno bisogno su chi sta fornendo loro le notizie che trovano sulle piattaforme digitali. Ad oggi, gli analisti di NewsGuard hanno identificato 229 siti che pubblicano disinformazione russa, molti di più dei due [RT e Sputnik News] finora sanzionati dalla maggior parte delle piattaforme digitali su indicazione della Commissione europea. Il Codice continuerà a non tutelare gli utenti fino a quando le piattaforme non saranno costrette a fornire informazioni indipendenti sugli standard giornalistici di chi pubblica le notizie e le informazioni diffuse e consigliate dalle piattaforme”, ha affermato il co-CEO di NewsGuard Gordon Crovitz.

Progressi nell’impegno per la riduzione degli introiti pubblicitari e della monetizzazione della disinformazione

Il nuovo Codice adotta misure importanti per demonetizzare la disinformazione. Infatti, le principali piattaforme si impegnano “a smettere di finanziare la diffusione della disinformazione e a migliorare le politiche e i sistemi che determinano l’idoneità dei contenuti da monetizzare, i meccanismi di controllo per la monetizzazione e il posizionamento degli annunci pubblicitari”.

“Il Codice considera le piattaforme e gli altri firmatari responsabili quando si tratta di evitare il posizionamento di pubblicità programmatica su siti che pubblicano costantemente disinformazione, attraverso l’uso di indicatori di affidabilità come quelli forniti da NewsGuard. Come NewsGuard e Comscore hanno rilevato lo scorso anno, il settore della disinformazione è in piena espansione: si stima che chi pubblica disinformazione riceva 2,6 miliardi di dollari di entrate pubblicitarie ogni anno dai principali marchi a causa di come funziona la pubblicità programmatica o quella guidata dagli algoritmi, in cui i marchi non sanno esattamente dove vengono pubblicati i loro annunci. Ridurre la pubblicità sui siti che pubblicano disinformazione è un passo cruciale. Gli inserzionisti che utilizzano strumenti di sicurezza del marchio come il nostro smettono di finanziare la disinformazione e vanno a supportare il giornalismo di qualità”, ha spiegato Brill, co-CEO di NewsGuard.

NewsGuard è ora un firmatario del Codice

NewsGuard, che valuta i siti di notizie e informazioni a livello di dominio utilizzando nove criteri giornalistici apolitici e ampiamente riconosciuti, ha sottoscritto tutti gli impegni che sono rilevanti per i servizi che fornisce, impegnandosi a mantenere le sue pratiche giornalistiche, tra cui un approccio indipendente, imparziale e apolitico, a osservare una piena trasparenza sulla sua metodologia, e a chiedere un commento alle fonti di notizie analizzate quando ritiene che non soddisfino determinati criteri di trasparenza o credibilità. Inoltre, NewsGuard si impegna a continuare e rafforzare i suoi sforzi di alfabetizzazione ai media attraverso la collaborazione con le biblioteche pubbliche e le scuole, per aiutare gli utenti a sviluppare un pensiero critico e consapevole sul mondo digitale grazie alla sua estensione del browser. Attraverso i programmi di alfabetizzazione ai media di NewsGuard, più di 800 biblioteche pubbliche in tutto il mondo ricevono accesso gratuito alle valutazioni di affidabilità delle fonti quando navigano sul web.

Le piattaforme hanno ora sette mesi per presentare alla Commissione europea la prima serie di relazioni sulle proprie prestazioni e dimostrare che le nuove azioni intraprese nel rispetto del Codice possano essere considerate iniziative di “attenuazione del rischio”, e cioè quelle misure che dovranno mettere in atto ai sensi del Digital Services Act, il regolamento che definisce gli obblighi dei servizi digitali che fungono da intermediari nel connettere i consumatori a beni, servizi e contenuti.

“Il nuovo Codice è solo il primo passo”, ha affermato Virginia Padovese, Managing Editor e Vice President Partnerships per l’Europa di NewsGuard. “Per assicurarci che abbia un impatto reale dobbiamo monitorarne l’attuazione: è fondamentale che le grandi aziende mettano in atto queste misure in modo tempestivo ed efficace. Tra i firmatari del nuovo Codice ci sono attori della società civile, fact-checker, organizzazioni che valutano e analizzano le fonti delle notizie e diverse realtà che si occupano di contrastare la disinformazione. Insieme e nel rispetto degli impegni presi faremo in modo che il Codice sia il più efficace possibile nella lotta contro la disinformazione e parteciperemo alla task force permanente preposta al monitoraggio del Codice e alla valutazione, nel tempo, dell’operato dei firmatari”.

Informazioni su NewsGuard

Fondato nel marzo 2018 dall’imprenditore dei media Steven Brill e dall’ex publisher del Wall Street Journal Gordon Crovitz, NewsGuard fornisce valutazioni di affidabilità e schede informative per migliaia di siti di notizie e informazioni. NewsGuard ha analizzato i siti di notizie che rappresentano il 95% dell’engagement online negli Stati Uniti, in Canada, nel Regno Unito, in Germania, Francia e Italia. I prodotti di NewsGuard includono NewsGuard, HealthGuard, BrandGuard, che aiuta gli inserzionisti a tutelare il proprio marchio, e il Misinformation Fingerprints, catalogo delle impronte digitali delle bufale più diffuse.

NewsGuard si serve di un team di giornalisti e redattori di grande esperienza per analizzare e valutare i siti di notizie e informazioni, verificando, ad esempio, se il sito pubblica ripetutamente contenuti falsi, se corregge gli errori con regolarità e se evita titoli ingannevoli. Sulla base di questi criteri, ogni sito riceve una valutazione complessiva di affidabilità, un punteggio da 0 a 100, un punteggio associato a ogni criterio e una scheda informativa che spiega nel dettaglio la valutazione e fornisce alcuni esempi delle pratiche editoriali del sito. Inserzionisti, agenzie pubblicitarie e società di tecnologia pubblicitaria possono ottenere in licenza le valutazioni di NewsGuard per far sì che la pubblicità programmatica finisca su siti che pubblicano giornalismo di qualità e non disinformazione.

Ulteriori informazioni, incluso come scaricare l’estensione del browser e approfondire il processo di valutazione, su newsguardtech.com/it.

Contatti

Steven Brill, Co-CEO, steven.brill@newsguardtech.com
Gordon Crovitz, Co-CEO, gordon.crovitz@newsguardtech.com